Sabato scorso, il quartiere di San Lorenzo, a Roma, è diventato teatro di violenti scontri durante un corteo organizzato in memoria di Ramy Elgaml, il 19enne tragicamente scomparso lo scorso 24 novembre a Milano durante un inseguimento con i carabinieri. L'evento, inizialmente nato per commemorare il giovane, è sfociato in atti di violenza, con 39 persone denunciate, tra cui due minorenni.
Cosa è successo?
Circa 250 manifestanti si sono radunati nelle strade di San Lorenzo, molti dei quali affiliati a gruppi anarchici e collettivi locali come Zaum e CAR (Coordinamento Autonomo Romano). La tensione è esplosa nei pressi della stazione dei Carabinieri, dove il corteo, non autorizzato, si è trasformato in una vera e propria battaglia urbana. Sono stati lanciati bombe carta e oggetti contundenti contro le forze dell’ordine, causando danni ai mezzi della polizia e ferendo nove agenti. Poco prima, i manifestanti avevano assaltato un supermercato nelle vicinanze.
Le conseguenze
La Digos, dopo aver analizzato un ampio archivio di video e testimonianze, ha denunciato 39 persone, quasi tutte con precedenti legati a manifestazioni di piazza. I reati contestati includono radunata sediziosa, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e il lancio pericoloso di oggetti. Per alcuni organizzatori, si ipotizza addirittura l’aggravante della finalità terroristica, nel caso venisse dimostrata una regia comune dietro episodi simili verificatisi di recente anche a Milano, Torino e Bologna.
Ramy e il significato del corteo
Ramy Elgaml era diventato, per molti, il simbolo di una generazione che vive spesso ai margini, tra difficoltà economiche e tensioni sociali. La sua tragica morte ha toccato corde profonde, portando centinaia di giovani a scendere in piazza per ricordarlo. Tuttavia, gli eventi di sabato sollevano domande su come alcune manifestazioni rischino di essere strumentalizzate, perdendo di vista il vero significato della commemorazione.
Un messaggio per i giovani
Quello che è successo a San Lorenzo è un segnale d’allarme. Le proteste sono una forma importante di espressione, ma quando degenerano in violenza, rischiano di mettere in secondo piano le cause che le animano. La rabbia non può essere la risposta. La memoria di Ramy e le battaglie che si vogliono portare avanti meritano di essere raccontate con azioni costruttive, non con scontri che finiscono per danneggiare la stessa comunità che si vorrebbe rappresentare.
Questo episodio deve essere uno spunto di riflessione: come possiamo trasformare il dolore in cambiamento reale? Come si può dare voce a una generazione arrabbiata senza cadere in gesti che allontanano le persone da quei messaggi fondamentali? La risposta sta nelle scelte che faremo insieme.
16/01/2025
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