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LA RIFORMA DI MEDICINA

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La nuova riforma dell’accesso alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria, presentata al Senato, sta accendendo un dibattito acceso tra le istituzioni accademiche e il Ministero dell'Università e della Ricerca. Il punto centrale? L’equilibrio tra innovazione e sostenibilità. La ministra Anna Maria Bernini ha dichiarato che è "il momento dei sì", sottolineando l'importanza di aprire le porte delle università e promuovere il cambiamento. Ma i rettori delle università italiane non sono altrettanto ottimisti.

Cosa prevede la riforma?

Uno dei punti più discussi è l’eliminazione temporanea del numero chiuso a Medicina per il primo semestre, che permetterebbe a molti più studenti di iscriversi inizialmente. Si parla di accogliere fino a 80mila candidati, a fronte dei circa 20mila attualmente ammessi ogni anno. Sembra una grande opportunità, vero? Ma la domanda che i rettori si pongono è: ci sono le risorse necessarie per garantire una formazione di qualità a così tanti studenti?

Le preoccupazioni dei rettori

I rettori riuniti nella CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) hanno espresso "profonda preoccupazione" per la mancanza di fondi e risorse adeguate. Le università, dicono, stanno già affrontando tagli ai bilanci che sfiorano il 10%. E senza un piano finanziario solido, come si potrà gestire l'afflusso di decine di migliaia di studenti in più? "Le risorse che sono sufficienti per 20mila studenti non bastano per 80mila", avvertono. E non si tratta solo di aule e laboratori: la formazione medico-sanitaria richiede un’attenzione particolare, perché preparare futuri medici è un processo complesso e costoso.

Il rischio per le altre professioni sanitarie

Un'altra preoccupazione è legata all’effetto a catena che la riforma potrebbe avere su altre professioni sanitarie. Con l’aumento dei posti a Medicina, ci potrebbe essere un calo di iscrizioni in altre facoltà come infermieristica, già alle prese con una carenza di personale qualificato. La CRUI teme che si possa creare un "vuoto" in queste professioni fondamentali per il sistema sanitario.

La risposta del Ministero

Nonostante le critiche, la ministra Bernini ha difeso la riforma, insistendo che è "il momento di dire sì". Il cambiamento, ha affermato, non può essere bloccato dalla paura. Anzi, secondo lei, chi si oppone rischia di chiudere le porte a una nuova generazione di medici. La sua proposta è chiara: innovare il sistema per renderlo più inclusivo.

Qual è il futuro della formazione medica in Italia?

Il dibattito è aperto, e se da un lato l'idea di facilitare l'accesso a Medicina sembra affascinante per molti studenti, dall'altro c’è un'enorme sfida da affrontare. Senza fondi adeguati, senza un piano solido per l’accoglienza e la formazione di migliaia di nuovi studenti, si rischia di compromettere la qualità della preparazione e di mettere in difficoltà un sistema universitario già sotto pressione.

Questa riforma rappresenta quindi un'opportunità per ripensare l’accesso alle professioni medico-sanitarie, ma solo se supportata dalle risorse necessarie. Per ora, resta l'incertezza. La posta in gioco è alta, e il futuro della formazione medica in Italia dipende da come si riuscirà a bilanciare innovazione e sostenibilità.

17/10/2024

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