Cresce la protesta contro la politica anti Covid in Cina, da Shanghai a Pechino, per le strade e nelle università, la gente è scesa in piazza chiedendo le dimissioni del presidente Xi Jinping al suo terzo mandato, promotore della tolleranza zero contro il virus attuata attraverso imponenti test di massa, lockdown severissimi, quarantena forzata e tracciamento digitale, con costi economici elevati e con un impatto devastante sulla popolazione.
La protesta è esplosa dopo l’incendio in un edificio residenziale, avvenuto la scorsa settimana a Urumqi, capoluogo dello Xinjiang, per il quale i cittadini accusano le autorità di non essere intervenute in tempo come mostra una clip dove un camion dei pompieri che irrora l'edificio con l'acqua da lontano perché non può avvicinarsi visto che la zona è confinata a causa delle restrizioni anti Covid e altri video mostrano le porte d'ingresso bloccate dall'esterno con cavi di metallo, in ottemperanza alla politica anti Covid, anche se i funzionari cinesi continuano a negare
Le proteste in molte città si sono trasformate in veri e propri scontri con le forze dell'ordine, ma il governo sta cercando di censurare tutto e le notizie non appaiono neanche nei titoli del telegiornale
Ma le proteste non si fermano e dalla loro dimenzione locale stanno trasformandosi in una critica più ampia alla politica zero Covid posta in essere nel Paese e ai suoi governanti, in primis Xi Jinping e il Partito Comunista, mentre tra gli slogan cominciano ad apparire anche parole come “diritti” e “democrazia”.
Il simbolo ormai dilagato dei manifestanti sono fogli A4 bianchi, bianco come il colore che si indossa per onorare i defunti, quindi uno dei significati è certamente legato alle vittime del rogo di Urumqi e come simbolo della mancanza di libertà di espressione nel Paese, dove il dissenso viene regolarmente represso dal regime.
Su tanti profili social cinesi in tanti hanno sostituito quadrati bianchi alle immagini dal momento che molte parole e hashtag legati ai “fogli bianchi” sono già stati oggetto di censura.
Anche gli studenti della prestigiosa Tsinghua University unendosi alla protesta si sono fotografati mostrando le "equazioni di Friedmann", il fisico il cui nome in inglese evoca "freed man" (uomo libero) e "freedom" (libertà). I 'netizen' utilizzano anche sottili giochi di parole, termini come "buccia di banana" che ha le stesse iniziali in cinese del nome di Xi Jinping, o "mousse di gamberi" che suona vicino alla parola "dimissioni".
Tra i tanti tentativi di aggirare le censure operate dal governo su internet circolano, inoltre, con insistenza le parole di Xi Jinping che cita Mao: "Ora che il popolo cinese è organizzato, non può essere provocato. E se è provocato, non sarà facile tenergli testa".
29/11/2022
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