In Italia, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) rappresentano una vera emergenza sanitaria. La recente mappatura dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rivelato l’esistenza di 180 strutture dedicate alla cura di queste patologie, composte da 132 centri di cura e 48 associazioni, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Questi numeri, però, mettono in luce solo una parte del problema, che riguarda sempre più giovani, adulti e, sorprendentemente, anche bambini sotto i 6 anni.
Il quadro che emerge è chiaro: i disturbi alimentari colpiscono una fascia d’età ampia, dai 13 ai 45 anni, ma coinvolgono anche bambini e persone sopra i 45 anni. La gravità di queste condizioni è sottolineata dal presidente dell’ISS, Rocco Bellantone, che ricorda quanto sia cruciale un intervento precoce e integrato per evitare che i disturbi diventino cronici, con conseguenze spesso drammatiche. Infatti, i disturbi alimentari hanno un tasso di mortalità e recidiva tra i più alti rispetto ad altre malattie mentali.
Emilia Romagna in testa, ma tutto il Paese è coinvolto
Guardando ai numeri, l'Emilia Romagna guida il Paese per il numero di strutture dedicate: 23 tra centri di cura e associazioni. Seguono Piemonte (20 strutture) e altre regioni che, seppur con numeri inferiori, cercano di garantire supporto a chi soffre. In particolare, dei 132 centri di cura censiti, 105 fanno parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e 27 sono privati accreditati. Il nord Italia conta la maggior parte di queste strutture (63), seguito dal sud e isole (45) e dal centro (24). Le associazioni, spesso composte da familiari, cittadini e volontari, sono una risorsa preziosa per il supporto ai malati, soprattutto per creare una rete di sostegno attorno a chi affronta questi disturbi.
Chi lavora nelle strutture e come vengono organizzati i servizi
Nelle strutture dedicate ai disturbi alimentari lavorano soprattutto psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, dietisti e infermieri, che insieme offrono un approccio multidisciplinare alla cura. Questo è essenziale perché i disturbi alimentari non riguardano solo il corpo, ma anche la mente e le relazioni sociali di chi ne soffre. In questo contesto, le associazioni svolgono un ruolo cruciale: il 92% di esse è formato da familiari di persone con disturbi alimentari, ma sono anche coinvolti cittadini volontari e professionisti che mettono a disposizione le loro competenze per aiutare.
Perché parlarne è importante, soprattutto per i giovani
Spesso i disturbi alimentari vengono sottovalutati o non riconosciuti in tempo. In un mondo in cui l’immagine e la pressione sociale hanno un impatto sempre maggiore sui giovani, è fondamentale parlare apertamente di queste problematiche. Riconoscere i segnali di un disturbo alimentare e sapere dove trovare aiuto può fare la differenza tra una vita sana e una condizione che può diventare cronica e debilitante.
Il censimento delle strutture e delle associazioni rappresenta un primo passo importante per rendere più accessibili i servizi, ma serve maggiore sensibilizzazione tra i giovani, che sono i più esposti a queste problematiche. Parlarne, informarsi e cercare aiuto non deve essere un tabù: ci sono risorse sul territorio che possono davvero fare la differenza.
15/10/2024
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