All’avvio della stagione su terra battuta, continua a regnare incertezza su chi debba essere considerato il vero numero 1 della racchetta, sia in ambito maschile che femminile. Manca da disputarsi il solo torneo di Miami, quale ultimo master 1000 sul veloce di questo inizio 2023, e poi il circus del tennis mondiale si sposterà in Europa per dare inizio alla stagione su terra battuta. E mai come quest’anno, nell’ultimo ventennio, è difficile pronosticare chi sarà l’uomo o la donna da battere.
Partiamo dagli uomini. Dal 2003, almeno uno dei quattro slam è sempre stato vinto da uno dei tre cerberi dell’attuale millennio. E anche quest’anno, la vittoria del decimo Open di Australia da parte di Djokovic sembrava confermare il dogma che, nonostante l’età, Nole e Nadal fossero ancora in grado di allungare la dittatura ventennale, rimasta ormai orfana del capostipite, Sua Maestà Roger Federer. Al dominio del serbo in terra australiana faceva però seguito la rinascita del numero 1 di inizio 2022, quel Danil Medvedev che in meno di un mese si aggiudicava i tornei di Rotterdam, Quatar e Dubai lasciando le briciole alla concorrenza - appena 1 set al nostro Sinner nella finale olandese - grazie ad un tennis granitico, a prova di errori, tale da garantirgli l’appellativo di “ingiocabile” sui campi veloci. Arriviamo ad Indian Wells, primo master 1000 dell’anno, ed il russo ribadisce il suo stato di grazia presentandosi senza problemi all’appuntamento della finale. Qui lo aspetta l’astro nascente spagnolo Carlos Alcaraz, numero 1 di fine 2022, improvvisamente tornato protagonista dopo un breve infortunio che gli aveva impedito di andare avanti nello slam australiano e di partecipare ai successivi tornei. In mancanza di Djokovic, che ha deciso di non iscriversi all’ultimo minuto per le note vicende legate alla sua scelta no-vax, quella tra i due ex numero 1 era la finale più attesa. Tanto attesa da risultare offensivo il 6-3 6-2 con cui i delusi spettatori americani hanno assistito alla mattanza del torero mursiano che, in poco più di un’ora, ha letteralmente spazzato via l’illustre avversario. Smorzate assassine di chirurgica precisione, dritti al fulmicotone ed improvvise discese a rete controtempo hanno frantumato il muro di gomma del russo, ridimensionato e ridicolizzato dopo un mese e mezzo di incontrastata gloria.
Al netto del torneo di Miami, ecco che si profila all’orizzonte la stagione sul rosso. Quale sarà il prossimo responso? Sarà confermata l’epica tradizione che si ripete ormai da più di quindici anni e che vede nel maciste spagnolo Rafa Nadal, attuale non protagonista del circus per problemi fisici, l’assoluto dominatore su terra battuta anche dopo mesi di inattività? Sarà solo Djokovic l’unico suo reale ostacolo, in particolare a Parigi, dove per battere il maiorchino bisogna essere disposti a correre due maratone per avere una minima chance di successo? E Medvedev? Scomparirà, vittima della nota avversione ai campi lenti e ai manti erbosi, per poi riapparire a fine luglio quando si ricomincerà a scambiare sul cemento? E, soprattutto, saprà Alcaraz dimostrare più continuità ed essere competitivo anche negli appuntamenti clou su terra ovvero Roma e Parigi? E, infine, riuscirà il nostro Yannick Sinner a fare quel salto di qualità, soprattutto dal punto di vista fisico, tale da proiettarlo definitivamente tra i primi giocatori del mondo?
Se il circuito maschile presenta tutte queste incertezze non si può dire che il tennis femminile sia da meno. Dopo l’addio di Serena Williams, unica dominatrice del corrente millennio, il movimento rosa sembrava aver trovato nella giovane Iga Swiatek la degna erede della fuoriclasse americana. Ed ecco comparire Elena Ribakina, coetanea kazaka, capace di esprimere un tennis devastante di rara bellezza, assolutamente in grado di contrastare la solidità della reginetta polacca. Non si tratta di una meteora: la bionda Elena ha vinto Wimbledon 2022, torneo che non ha dato punti per le questioni legate alla guerra russo-ucraina impedendo alla vincitrice di scalare il vertice della classifica. Nel primo slam dell’anno le due rivali si trovano a livello di quarto turno - Ribakina è addirittura n. 22 al mondo - e la kazaka vince con un duplice 6-4 che la proietta in finale. Qui trova la russa Arina Sabalenka, più esperta ma meno sicura nei fondamentali, con la quale perde in tre set combattuti. Si arriva a Dubai, primo master 1000 dell’anno, e Swiatek torna a dominare lasciando pochissimi games a tutte le avversarie. Nel secondo master 1000 dell’anno, Swiatek e Ribakina si affrontano nuovamente, questa volta però a livello di semifinale vista l’ascesa dell’ultima (n. 10). Vince ancora la kazaka con un nettissimo 6-2 6-2: il servizio e i colpi di rimbalzo di Ribakina si rivelano troppo potenti e penetranti per consentire alla polacca una minima difesa. Anche in questa occasione la finale vede lo scontro Ribakina-Sabalenka che tuttavia ha un esito opposto rispetto all’Australia: vince Ribakina in due set dimostrando di essere la tennista del momento. Questi risultati altalenanti hanno determinato una situazione divergente tra le due classifiche WTA: se per la classifica principale, quella che tiene conto dei risultati degli ultimi 12 mesi, Swiatek è nettamente al comando, nella classifica “race”, quella che considera i punti maturati nel solo anno solare, Sabalenka e Ribakina sono, rispettivamente, al primo e al secondo posto mentre la campionessa polacca è terza con buon distacco. E anche qui, all’esordio della stagione sul rosso, viene da chiedersi se Swiatek confermerà la sua posizione da numero uno facendo valere la maggiore attitudine a giocare su terra battuta - è la vincitrice uscente dello slam parigino - o se Ribakina, soprattutto, e Sabalenka esploderanno anche in tali condizioni di gioco.
In questo clima di incertezza, senza differenza di genere, sembra sulla via del tramonto il tempo dei domini pluriennali che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio. Chi ama gli eroi invincibili da mitizzare potrà avere un senso di nostalgia ma per coloro che preferiscono le sorprese…ci sarà da divertirsi!
29/03/2023
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