La legalizzazione delle droghe leggere, ossia l’eliminazione dei reati legati a uso, detenzione, coltivazione e commercio, è uno dei temi di cui si discute da decenni e, nonostante l’alternarsi dei diversi governi, nessuno è riuscito a trasformala in legge.
Tra le sostanze chiamate in causa, i riflettori sono puntati sulla ‘Cannabis light’ che una legge del 2016 ne autorizzava la vendita nelle tabaccherie, in alcuni negozi specializzati o addirittura la presenza in preparazioni alimentari se a basse concentrazioni di THC.
Ma il governo Meloni, come sostenuto in campagna elettorale e ribadito in ogni occasione di dibattito, è contraria a qualunque forma di droga, affermando che non solo faccia male ma porti a rendere schiavi. Per tale motivo, lo scorso agosto, l’esecutivo è andato a sbloccare un decreto, firmato nel 2020 da Roberto Speranza, che autorizza la vendita del ‘Cbd’, il principio attivo presente nelle piante di canapa, solo nelle farmacie e per uso terapeutico.
Il divieto di vendere prodotti a base di estratti di cannabis, ora inserito nella tabella dei gli stupefacenti, è entrato in vigore lo scorso 22 settembre a firma del ministro della Salute Orazio Schillaci. Fino a pochi giorni fa, “era consentita la vendita di prodotti a base di CBD a patto che la concentrazione di THC, ossia la sostanza psicotropica presente in elevate quantità nei fiori della cannabis, non superasse lo 0,5% per la commercializzazione”.
25/09/2023
Inserisci un commento