La Corte d’Assise di Venezia ha emesso una sentenza che segnerà per sempre la vita delle famiglie coinvolte: Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto a Fossò l’11 novembre 2023. La decisione, annunciata dal presidente del collegio Stefano Manduzio, chiude un processo che ha scosso profondamente l’opinione pubblica.
La pena inflitta, pur severa, ha escluso alcune aggravanti come la crudeltà e le minacce, considerate assorbite nel reato principale. La Corte ha anche disposto un risarcimento economico per i familiari di Giulia: 500mila euro al padre Gino Cecchettin, 100mila euro a ciascun fratello e somme minori ad altri parenti stretti. Le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche entro 90 giorni.
“Abbiamo perso tutti”
Le parole di Gino Cecchettin, padre di Giulia, risuonano come un appello universale: “Abbiamo perso tutti come società. […] La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po’ troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto.”
Questa riflessione va ben oltre l’aula di tribunale. Il dolore di un padre che ha perso sua figlia non può essere lenito da una sentenza, per quanto giusta possa sembrare. La vera vittoria sarà costruire una società in cui tragedie come questa non abbiano più spazio.
La giustizia non basta: serve prevenzione
Il caso di Giulia Cecchettin ci costringe a guardare in faccia un problema profondo: la violenza di genere. Non si tratta solo di punire chi commette questi crimini, ma di prevenirli alla radice. Serve educazione, sensibilizzazione e un impegno collettivo per scardinare stereotipi tossici che ancora permeano la nostra cultura.
Cosa possiamo fare come giovani? Parlarne, innanzitutto. Sui social, nelle scuole, nelle università, nelle conversazioni quotidiane. Non dobbiamo aver paura di confrontarci con temi difficili come il rispetto reciproco e la parità di genere. E dobbiamo pretendere politiche che sostengano chi vive situazioni di violenza, prima che sia troppo tardi.
Un invito all’azione
La condanna di Filippo Turetta rappresenta una forma di giustizia per Giulia, ma non deve essere la fine del discorso. È il momento di trasformare questa tragedia in un’occasione di cambiamento.
Il futuro è nelle nostre mani: non possiamo permetterci di restare indifferenti. Combattiamo insieme per una società più giusta, più sicura e più umana. Per Giulia, e per tutte le donne che non possono più alzare la voce.
03/12/2024
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