Ieri è pultroppo morta, assassinata un’altra giovane donna in seguito alle percorse per mano delle forze di sicurezza iraniane dopo le proteste di venerdì scorso.
La donna, Nasrin Ghadri, 35 anni studentessa di filosofia a Teheran, originaria di Mariwan, in Kurdistan, è morta dopo essere stata picchiata con un manganello mentre partecipava ad una ennesima manifestazione nel paese iraniano. I manifestanti sono stati duramente contrastati dalla polizia che ha aperto il fuoco e picchiato i dimostranti, ferendo alcune persone.
La donna a seguito dei traumi subiti è entrata in coma e poi è morta sabato notte, la stessa sorte che probabilmente era già toccata a Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta a settembre, uccisa dalla polizia morale solo perché indossava il velo islamico in modo non corretto, da cui sono seguite appunto un’ondata di proteste in tutto il Paese
Le notizie che arrivano dall’ Ong curda per i diritti umani Hengaw, con sede in Norvegia, sono veramente terrificanti, poiché si afferma che ci sono decine di manifestanti feriti dai disordini di questa domenica e si teme che ci saranno altri morti. Il bilancio di questo fine settimane conta altre 16 persone uccise da colpi di arma da fuoco sparati dalle forze di sicurezza iraniane nel Sistan e nella provincia del Baluchistan, area a maggioranza sunnita
L'Ong Human Rights Iran ha indicato che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco il 4 novembre contro un raduno nella città di Jash teatro di un altro "venerdì nero" dopo la morte di quasi 100 manifestanti il ??30 settembre nella città di Zahedan. Dall’inizio delle proteste in Iran si contano 304 vittime tra cui 41 bambini, in 21 province del Paese.
E’ inaccettabile oggi morire solo per rivendicare il sacrosanto diritto alla libertà, ma le proteste non si fermano e si continua ancora a gridare “donna, vita e libertà” rischiando la vita, e donne e uomini continuano a immolarsi per rivendicare diritti fondamentali dell’uomo, e le loro grida fanno eco oramai in tutto il mondo
07/11/2022
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