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GLI STUDENTI DELL'UNIVERSITÀ ORIENTALE DI NAPOLI OCCUPANO L'ATENEO IN SOLIDARIETÀ AL POPOLO PALESTINESE

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Napoli, Italia - Nelle ultime settimane, l'Università Orientale di Napoli è diventata il palcoscenico di una protesta studentesca che ha catturato l'attenzione di molti. Gli studenti hanno occupato Palazzo Giusso in segno di solidarietà al popolo palestinese, denunciando il silenzio delle istituzioni e del governo italiano rispetto a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.

 

Con lo slogan "Con la Palestina fino alla vittoria!" dipinto su un lenzuolo sospeso al balcone di largo San Giovanni Maggiore, gli studenti intendono portare avanti una missione di sensibilizzazione e protesta contro la situazione che si sta verificando in Palestina. La decisione di occupare l'ateneo è scaturita dalla convinzione che il mondo debba prendere coscienza del presunto genocidio in atto contro il popolo palestinese.

 

Gli studenti sottolineano che Gaza è stata sottoposta a un prolungato assedio da parte del governo israeliano, mentre il silenzio degli Stati Uniti, dei governi occidentali e del governo italiano sembra essere assordante. La situazione è descritta come un vero e proprio genocidio, con l'accesso a beni di prima necessità, cure mediche e carburante negati alla popolazione, e bombardamenti indiscriminati su case, scuole e ospedali che causano distruzione e morte.

 

Nonostante le preoccupazioni emerse in merito al genocidio, gli studenti riconoscono che la Palestina è stata oggetto di occupazione israeliana per ben 75 anni, con l'uso di armi proibite dalle convenzioni internazionali, come le bombe al fosforo bianco. Questo ha portato a migliaia di morti, tra cui uomini, donne e bambini palestinesi, in quello che viene descritto come un massacro senza precedenti. Gli studenti accusano il governo israeliano di perseguire una vera e propria pulizia etnica.

 

Tuttavia, le preoccupazioni degli studenti vanno oltre la denuncia del genocidio. Essi intendono anche attirare l'attenzione sulla complicità delle istituzioni e del governo italiano. Sottolineano che le università italiane intrattengono rapporti di partenariato e scambio di ricerche con istituzioni israeliane e con l'apparato militare-industriale italiano. Questo li porta a rifiutare di studiare in un ambiente che si rende complice di ciò che il governo israeliano sta facendo.

 

L'occupazione dell'Università Orientale è vista come un segnale forte, non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale. Gli studenti desiderano attirare l'attenzione sul fatto che la situazione in Palestina è estremamente grave e richiede una risposta immediata da parte della comunità internazionale.

 

Una studentessa dell'università occupata ha dichiarato: "È in atto un inasprimento dell'occupazione e delle violenze che il popolo palestinese subisce già da 75 anni e la cosa più assurda per noi è l'atteggiamento che i media e i governi hanno, tenendo nascosto quello che sta succedendo in realtà."

 

L'occupazione dell'Università Orientale è destinata a proseguire finché gli studenti ritengono necessario sollevare la questione della Palestina all'interno dell'istituzione accademica. Gli studenti affermano che l'obiettivo non è chiudere le porte, ma aprirle a tutte le persone che vogliono contribuire alla lotta a favore del popolo palestinese.

 

La protesta degli studenti dell'Università Orientale di Napoli riflette un crescente sentimento di solidarietà internazionale nei confronti del popolo palestinese, mentre si cercano risposte alle sfide in corso in Medio Oriente. La loro azione dimostra l'importanza dell'attivismo studentesco nel mettere in evidenza questioni globali e spingere il cambiamento.

06/11/2023

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Scritto da Felice Di Maro11/11/2023 11:28
Penso che sia stata una iniziativa che ha dato un rilancio in Italia del conflitto in corso che se ha avuto inizio con i noti fatti del 7 ottobre questo non autorizza l'Israele ad attivare il genocidio in corso nella striscia di Gaza. Alla fine per quanto Israele possa ammazzare, come sta facendo, quanti più palestinesi possa, alla fine non farà altro che preparare nuove generazioni di combattenti palestinesi e l'odio tra la Palestina e Israele continuerà.

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