Nelle ultime giornate, gli studenti di Roma e Milano hanno fatto udire la propria voce in maniera chiara e decisa. Ma non si tratta di una protesta qualsiasi: è un grido di rabbia, di dolore e di frustrazione contro il fenomeno insensato dei femminicidi. L'iniziativa, partita dai cortili di numerosi licei romani, ha coinvolto centinaia di giovani determinati a fare rumore per Giulia Cecchettin e per tutte le vittime di violenza di genere.
La richiesta di "Facciamo rumore" è giunta direttamente dalla sorella di Giulia, ed è stata accolta con entusiasmo dagli studenti di istituti come il Manara, il Morgagni, l'Orazio, il Tasso, il Farnesina, il Virgilio, il Talete, il Mamiani e molti altri. Il loro messaggio è chiaro: il minuto di silenzio proposto dal ministro Valditara non basta. Vogliono più di un gesto simbolico, vogliono azioni concrete per combattere la violenza di genere.
Gli studenti si sono mobilitati con chiavi, megafoni, applausi e fischi, ribellandosi al silenzio che la società patriarcale sembra imporre. Le aule, i corridoi e i cortili dei licei romani sono diventati luoghi di protesta, dove il rumore è diventato simbolo di un grido collettivo contro la violenza e il patriarcato. La loro voce si è fatta sentire persino al Senato, dove il senatore Filippo Sensi ha condiviso un video dell'iniziativa, immortalando la forza e la determinazione dei giovani manifestanti.
Anche i licei milanesi si sono uniti al coro di protesta. Dal Manzoni al Tenca, dal Vittorini al Carducci, gli studenti hanno espresso la loro indignazione di fronte alla morte di Giulia e alle tante altre donne vittime di femminicidio. "Per le sorelle uccise non basta il lutto" è il messaggio che si è levato dal cortile del liceo classico Manzoni, mentre al Carducci gli studenti hanno chiesto di parlare dell'argomento, di discuterne in classe, con amici e parenti, di non rimanere in silenzio di fronte a una realtà inaccettabile.
La creatività è stata al servizio della protesta anche al Tito Livio, dove gli studenti hanno dipinto di rosso una panchina nel cortile come simbolo contro la violenza sulle donne. Allo scientifico Vittorini, la poesia 'Se domani' di Cristina Torres-Caceres è stata letta in ogni classe, accompagnata dal rumore fatto dagli studenti. Al Tenca, liceo di scienze umane, si è riproposto l'invito della sorella di Giulia a "bruciare tutto," e studenti e studentesse hanno intonato cori in suo ricordo.
L'appuntamento lanciato dai collettivi studenteschi della Statale di Milano per un minuto di rumore davanti all'università è un ulteriore segno della volontà dei giovani di non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie. È un invito a tutti, con un oggetto rumoroso e un cartello, a partecipare e a lasciare una traccia tangibile di sostegno alla famiglia di Giulia e a tutte le vittime di femminicidio.
In conclusione, la protesta dei giovani studenti contro il minuto di silenzio è un segno tangibile della loro determinazione nel voler rompere il silenzio che troppo spesso circonda i tragici eventi legati al femminicidio. Il rumore che hanno generato è un grido di speranza, di cambiamento e di solidarietà, un segnale che non intendono rimanere passivi di fronte a un problema così grave e diffuso nella nostra società.
21/11/2023
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