Oggi, nella Giornata nazionale del rispetto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha lasciato un messaggio che risuona forte e chiaro, soprattutto per noi giovani: il rispetto è alla base di una società vivibile. Non è solo una parola vuota o una lezione da manuale scolastico, ma un valore universale che tocca ogni aspetto della nostra vita.
Mattarella ha scelto di collegare questa giornata a una figura simbolica, quella di Willy Monteiro Duarte, un ragazzo come tanti, che ha perso la vita mentre difendeva un amico. Un gesto di altruismo che dovrebbe farci riflettere su quanto sia importante, e allo stesso tempo fragile, la capacità di prendersi cura degli altri.
Perché il rispetto è così importante?
Secondo il Capo dello Stato, il rispetto parte da noi stessi. Se impariamo a rispettare chi siamo, accettiamo i nostri limiti e valorizziamo le nostre potenzialità, possiamo aprirci agli altri con autenticità. Questo atteggiamento si estende verso chi ci circonda, verso il pianeta che abitiamo e verso una società che, senza solidarietà e coesione, rischia di frammentarsi.
In un mondo che a volte sembra spingere verso odio e discriminazione, Mattarella ci invita a vedere il rispetto come antidoto contro la violenza, il bullismo e il razzismo. Sono problemi che conosciamo bene, spesso amplificati dai social media, dove prepotenze e insulti si diffondono con un clic. Il Presidente sottolinea che bullismo e cyberbullismo non sono segnali di forza, ma espressioni di fragilità e insicurezza.
Il ruolo della scuola e della famiglia
La scuola, secondo Mattarella, è un terreno fertile per coltivare il rispetto. Ed è proprio in un’aula che il Presidente ha deciso di portare il suo messaggio più concreto. La sua visita alla scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo, dopo un episodio di razzismo, è un esempio di come le istituzioni possano sostenere chi subisce ingiustizie. Due studenti, originari del Ghana e delle Mauritius, sono stati presi di mira mentre raccoglievano fondi per un progetto scolastico. La risposta di Mattarella è stata chiara: la cultura e l'educazione sono strumenti per combattere l'intolleranza.
Ma non tocca solo alle scuole. Anche le famiglie e le altre agenzie educative devono fare la loro parte. Parlare con i giovani, ascoltarli, insegnare loro che il rispetto è un segno di maturità e un modo per esercitare la propria libertà senza calpestare quella degli altri, è fondamentale.
Un messaggio di speranza
Per noi giovani, queste parole sono un invito a costruire qualcosa di diverso. In una società che spesso ci sembra disillusa e individualista, il rispetto è la chiave per ritrovare il senso di comunità. Essere rispettosi non significa essere deboli, ma dimostrare forza e coraggio nel vivere in armonia con chi ci sta accanto.
E se, come Mattarella ha raccontato ai ragazzi di Palermo, i sogni cambiano nel corso della vita, forse possiamo iniziare a costruirne uno insieme: una società dove rispetto, accoglienza e coesione non siano solo ideali, ma realtà.
20/01/2025
Inserisci un commento