La tragedia di Leonardo, un ragazzo di 15 anni di Senigallia, ha sconvolto un’intera comunità. Il giovane si è tolto la vita dopo essere stato vittima di bullismo, un dramma che la madre, Viktorya Ramanenca, ha raccontato con dolore e rabbia in diverse interviste. Secondo la donna, Leonardo era tormentato da alcuni compagni di scuola, che lo bullizzavano senza sosta, e si era rivolto agli insegnanti per chiedere aiuto. Ma l’indifferenza del sistema scolastico e la paura di denunciare hanno aggravato la situazione, portando il ragazzo a un gesto estremo.
Un Tormento Silenzioso
Il bullismo di cui Leonardo era vittima non era un episodio isolato, ma un tormento continuo. Durante una passeggiata con i genitori, solo pochi giorni prima della tragedia, il ragazzo si era finalmente sfogato: "Mi bullizzano in continuazione", aveva confessato. Due ragazzi e una ragazza lo prendevano di mira, lo umiliavano, e la sofferenza aveva raggiunto livelli insostenibili per lui.
La madre aveva proposto di denunciare subito l'accaduto alle forze dell'ordine, ma Leonardo, nella sua bontà, sperava di risolvere tutto dialogando con i suoi persecutori. "Aveva persino stretto la mano ai bulli, convinto che bastasse per chiudere la faccenda", ha raccontato la madre. Ma non è andata così: il bullismo non si è fermato, anzi, ha continuato a logorarlo, fino a spingerlo al suicidio.
Il Ruolo dei Docenti e la Manca di Intervento
Uno degli aspetti più tragici della vicenda è l'assenza di un intervento efficace da parte degli insegnanti. Leonardo si era rivolto a un professore di sostegno, il 9 ottobre, confessando la sua sofferenza e il desiderio di abbandonare la scuola. Tuttavia, secondo i messaggi WhatsApp inviati dal ragazzo alla madre, la risposta del docente è stata fredda e distaccata: "La scuola è obbligatoria fino ai 16 anni". Nessun intervento, nessun supporto, né una segnalazione ai genitori.
"Anche altri professori facevano finta di non vedere", ha dichiarato la madre, aggiungendo che Leonardo si era sentito completamente abbandonato dagli adulti che avrebbero dovuto tutelarlo. Ora la famiglia chiede giustizia e ha già presentato diverse denunce contro la scuola per segnalare sia gli atti di bullismo che l’indifferenza mostrata dai docenti.
Un Grido di Giustizia
"Ora il tempo non passerà più, ma io pretendo giustizia: quei bulli devono andare in riformatorio e chi ha sbagliato tra i professori se la vedrà coi giudici", ha dichiarato la madre. La sua battaglia legale non si ferma qui: insieme al suo avvocato, Viktorya Ramanenca sta raccogliendo altre testimonianze di bullismo all'interno della scuola di Leonardo, l'Istituto Panzini, per denunciare ulteriori casi e far emergere una situazione che potrebbe coinvolgere più studenti.
"Mi hanno tolto mio figlio", è il messaggio che la madre vorrebbe trasmettere ai ragazzi che hanno tormentato Leonardo. Al momento, il perdono sembra lontano, ma la donna prega affinché i responsabili capiscano la gravità delle loro azioni e non ripetano mai più lo stesso errore con nessuno.
Riflettere sul Ruolo degli Adulti
Questo tragico evento solleva interrogativi urgenti sul ruolo degli adulti nella protezione dei giovani. I docenti, in particolare, hanno il dovere di intervenire di fronte a episodi di bullismo, offrendo supporto e segnalando immediatamente le situazioni critiche. La scuola deve essere un luogo sicuro per tutti gli studenti, ma quando il sistema fallisce, le conseguenze possono essere devastanti.
La storia di Leonardo ci invita a riflettere sul silenzio che spesso circonda il bullismo. Non basta sperare che le cose si risolvano da sole: bisogna agire, parlare, denunciare, prima che sia troppo tardi.
Se stai vivendo una situazione simile, sappi che ci sono risorse e persone pronte ad aiutarti. Non sei solo, e il primo passo per uscire da questo incubo è parlarne.
19/10/2024
Inserisci un commento