Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio, è stata l’autrice che ha aperto il Novecento letterario con il suo capolavoro “Una donna”, pubblicato nel 1906. Nel pieno periodo dell’emancipazionismo, che vide il suo tramonto con l’avvento del fascismo, Sibilla Aleramo, grazie alla sua scrittura, che si nutre dalle esperienze della sua vita, ha contribuito alla creazione di una nuova identità di donna.
Dopo un matrimonio riparatore e un figlio non voluto la scrittrice decise di rompere con la vita che la voleva solo moglie e madre e ricominciare da capo per essere prima di tutto una donna. La sua decisione voleva rappresentare un monito per tutte coloro che sono imprigionate in una vita che le hanno imposto e non riescono a trovare la forza di uscirne. La seconda fase della sua vita fu caratterizzata da nomadismo e dall’intrecciare tantissimi rapporti sentimentali. In particolar modo, dopo una lunga relazione con Giovanni Cena, che le diede il nome con cui oggi la conosciamo, nel 1908 incontrò al Congresso Nazionale delle donne italiane, Lina Poletti.
Tra loro due nacque un grande amore e iniziò un fitto scambio epistolare che ad oggi è stato pubblicato da Castelvecchi a cura di Alessandra Cenni, studiosa che ha contribuito a riportare alla luce questa scrittrice, in un volume intitolato “Lucida follia. Lettere d’amore a Lina”. In queste lettere, Sibilla rivela tutto l’amore che provava per questa donna, che rappresentava per lei il primo sentimento a carattere omosessuale.
Attraverso queste nuove sensazioni che sente di provare l’autrice riflette sul senso stesso dell’essere donna e dell’essere uomini. Nella realtà lei avrebbe voluto mantenere una relazione sia con Giovanni Cena che con Lina Poletti ma entrambi rifiutarono e per lei non fu possibile coronare il suo sogno d’amore, a cui lei aspirava da sempre ardentemente, così tanto da non riuscire a realizzarlo mai a pieno.
01/03/2023
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