La morte di Sarah Everard, in Gran Bretagna, ha scosso gli animi non solo dell’intera nazione ma di tutto il mondo. Il femminicidio, negli ultimi tempi risuona a gran voce, tante sono le iniziative per prevenire e contrastare la violenza, ma nulla sembra essere efficace, continua a crescere.
Sarah, la ragazza scomparsa in Inghilterra il 3 marzo, tornava a piedi a casa, dopo essere stata a cena a casa di un amico. Erano le 21,30, a nulla sono valse tutte le precauzioni che ha messo in atto: camminare lungo una strada ben illuminata, abiti semplici, scarpe da ginnastica, parlare col fidanzato durante il tragitto. A casa però, non è mai tornata.
Tante sono le donne che si sono immedesimate in quel terribile momento. Troppe quelle che, per non sentirsi a volte derise, spesso non condividono il timore di tornare a casa da sole, ma mettono nello zainetto un paio di scarpe più comode per poter scappare, calcolano le varie vie di fuga, nascondono i capelli dentro ai cappelli e tengono fra le mani le chiavi di casa, pensando di poterle usare come armi, ripetendosi, non succederà nulla, ma nel caso…
Dopo l’omicidio di Sarah, moltissime sono le donne che hanno sentito l’esigenza di condividere le loro paure quotidiane, e lo hanno fatto creando “# text me when you get home”, “Scrivimi quando arrivi a casa.” Dal 3 marzo, in molte hanno condiviso l’hashtag, condiviso la posizione sui loro profili e domandano ad amiche e amici, di inviare loro un messaggio quando sono finalmente a casa. I tanti messaggi arrivati, hanno messo in evidenza il forte timore di viaggiare da sole, che va oltre l’orario o la lontananza del luogo in cui arrivare.
Il senso di condividere queste storie, è quello di aumentare la sicurezza nelle strade, perché quello che è successo a Sarah, non succeda più a nessuno.
17/03/2021
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