Nuove notizie su Patrick Zaki, il ricercatore egiziano e studente dell’Università di Bologna, che venne arrestato dai servizi segreti appena sceso all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio, con l’accusa, fra le altre, di propaganda al terrorismo.
Ieri, dopo numerosi rinvii a giudizio, l’attivista è andato a processo, non per i capi d’imputazione che lo avevano portato in carcere, ma per aver diffuso “notizie false dentro e fuori il Paese” tramite un articolo, scritto nel 2019, sulla minoranza copta, di cui lui fa parte.
Se fosse andato a processo per i capi d’accusa iniziali, avrebbe rischiato fino a 25 anni, mentre per l’articolo, rischia una multa e 5 anni di prigione, a cui, in caso di condanna, verranno sottratti i 19 mesi di custodia cautelare.
Ad essere cambiate non sono solo le accuse, ma anche il tribunale dove si è svolta l’udienza di Zaki, ossia la Corte di Mansoura per i ‘reati minori’, e non più quella del Cairo specializzata nei procedimenti per terrorismo.
Il portavoce di Amnesty International in Italia Riccardo Noury, ha dichiarato “E’ evidente che la procura egiziana, con l’approssimarsi della scadenza dei 24 mesi di detenzione preventiva, da quell’enorme castello di prove segrete mai messe a disposizione della difesa, avrebbe tirato fuori una cosa per giustificare l’inizio di un processo”.
15/09/2021
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