Da circa un decennio, i sindacati della scuola e lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione, attraverso le statistiche pubblicate hanno denunciato una tendenza calante di iscrizioni agli istituti professionali, unico bacino da cui attingere operai qualificati e performanti per l'industria italiana.
Le scelte degli studenti che finiscono le medie, ad ogni inizio anno, sembrano orientate sempre più verso un percorso scolastico mirato ad un proseguo degli studi universitari, che di sicuro crea una più approfondita preparazione nozionistica, da capi struttura e dirigenti, e meno pragmatica da operai specializzati, figure necessarie nel panorama industriale.
C'è da tenere in considerazione il fatto che le scuole professionali formano anche tanti piccoli imprenditori come parrucchieri, panettieri, pasticceri, gelatai e meccanici. Pertanto a minori iscrizioni seguirà una crisi economica che comprenderà tutto il comparto del commercio e dell'artigianato.
Non si comprende quale sia la causa di questa evoluzione, spero non il fatto che il lavoro usurante spaventi i giovani, ma rischiamo seriamente di trovarci in un futuro in cui tutto l'artigianato provenga da paesi forniti di manodopera a basso costo, non esistano più realtà commerciali di piccola entità, dove pochi colossi detengono la maggior parte della ricchezza del paese e dove il pane e i dolci si comperino in busta al supermercato.
14/12/2020
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