I calabresi, più dei napoletani, impazziscono per il caffè . Non è un’eresia, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che nella regione esistono da decenni grandi aziende produttrici di bevande gassate con quell’aroma inconfondibile: Brasilena, MoKa Drink, Caffè Siesta e Bibicaffè. Aziende che, dislocate tra le province di Catanzaro e Cosenza e Reggio Calabria, fanno concorrenza spietata a giganti del calibro della Coca Cola cedono inesorabilmente il passo a bottigliette o lattine, forse dal packaging un po’ retrò, ma che sanno di casa, capaci di rinfrescare d’estate e ottime anche nelle stagioni fredde come corroboranti.
In molte famiglie la bibita al caffè occupa un posto d’onore a tavola, preferita ai più blasonati concorrenti. Che, in questo caso, almeno in Calabria, non hanno davvero vita facile. La più antica, raccontano le cronache locali, è Bibicaffè: la produzione inizia nel lontano 1941, ma l’invenzione dell’innovativo nettare risalirebbe ai primi del secolo scorso. Prodotta nella città di Lamezia Terme dalla De Sarro & Torchia, vanta nel suo glorioso palmares anche dei riconoscimenti internazionali come l’European Award Gold Mercury del 1974 e il premio Italy Drink Come true Usa del 1994.
La Brasilena, nata da una costola dell’azienda Acqua Calabria, è la più conosciuta, ha il dominio incontrastato sul versante ionico, ma la sua aura arriva in Puglia, Basilicata e Sicilia. Per non parlare dell’export: copiose le richieste che arrivano dagli States o le casse che ogni giorno prendono le vie del Nord. In commercio da oltre 50 anni, è diventata anche ingrediente per cocktail di sicuro successo come il Black jelly Bean (sambuca con ghiaccio e Brasilena) o il Nero italiano (vodka con ghiaccio, Brasilena e panna facoltativa). Chi è venuto in Calabria o conosce un calabrese non può non averla assaggiata o solo averne sentito tessere le lodi.
Sul versante regionale opposto, regna la Moka Drink, prodotta e commercializzata dalla società Moka Drink srl negli stabilimenti di Dipignano in provincia di Cosenza. La bibita analcolica ammalia per il suo caratteristico retrogusto di caramello e non ha conservanti. Nata nel secondo dopoguerra, attraverso l’infusione di differenti miscele di caffè, ha in comune con la big Coca Cola lo stesso colorante. Il resto è pura creatività made in Calabria.
12/06/2021
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