1) Il tuo libro parla di calcio, quali sono le sensazioni che può dare una partita di calcio ed in particolare una partita importante di un mondiale di calcio?
Il mio libro parla di calcio ma non solo, in quanto affronta anche gli eventi storici che hanno caratterizzato quel periodo in cui si sono svolte le edizioni dei Mondiali che ho raccontato. Per chi come me è cresciuto a pane e pallone, certamente il brivido dei 90 minuti è qualcosa che si rinnova ogni volta in cui l’arbitro fischia l’inizio. Ai Mondiali tutto è elevato all’ennesima potenza, specie quando l’Italia affronta le rivali tradizionali come Brasile, Germania, Francia, Argentina, Inghilterra.
2) A quale mondiale sei più legato e per quale motivo?
La prima volta non si scorda mai, quindi la scelta non può che ricadere su Spagna 1982: la prima partita di cui conservo un ricordo nitido è stata Italia-Brasile 3-2 e poi sappiamo tutti com’è andata a finire. Le emozioni vissute in quei giorni di 40 anni fa mi rimarranno sempre scolpite nella mente e nel cuore.
3) Il calcio di oggi rappresenta ancora qualcosa di importante? Non credi che sia diventato soltanto un business?
Il calcio è lo sport più bello e popolare del mondo quindi rappresenterà sempre qualcosa d’importante. Purtroppo sono cambiati i rapporti di forza: ieri c’erano determinati valori e poi veniva l’aspetto economico, oggi la situazione si è ribaltata completamente. La passione e il divertimento sono stati mortificati dal business con la conseguenza che gli stadi non si riempiono quasi più e molta gente si sta via via disinnamorando.
4) Come hai deciso di scrivere questo libro e perché?
In realtà, l’idea originaria era quella di un testo per un programma televisivo a puntate che però non è stato realizzato. Successivamente, ho partecipato alla prima edizione del “Premio Letterario Città di Mantova” giungendo tra i finalisti, dopodiché ho inviato l’opera alle migliori case editrici nazionali specializzate in letteratura sportiva. Quando Sportitalia Edizioni mi ha contattato per la pubblicazione, ne sono stato felicissimo.
5) Chi sono i tuoi eroi sportivi e quali invece sono i giocatori da "dimenticare"?
Al solo sentire la parola “eroi” il pensiero va immediatamente ai giocatori della Nazionale di Enzo Bearzot che ha trionfato 40 anni fa: riferito a loro, l’aggettivo “sportivi” è riduttivo perché hanno compiuto un’impresa storica nel senso letterale del termine. Di idoli sportivi ne ho tanti, anche in discipline diverse dal calcio: sopra tutti c’è Roger Federer che ho iniziato a seguire quando vinse il primo Wimbledon e diventò Re del tennis. Chi invece sarebbe da dimenticare sono tutti coloro che non hanno fatto vita da professionisti e non sono stati da esempio per i giovani, ma hanno pensato solamente a rimpinguare il proprio conto in banca.
6) Progetti per il futuro?
Ho appena iniziato la stesura del prossimo libro che verrà pubblicato in estate sempre da Sportitalia Edizioni e mi auguro a settembre di poter partecipare come autore al Festivaletteratura di Mantova, la mia città.
09/03/2022
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