Spesso deriso non ha nessuno che lo inciti eppure con signorilità continua a stare a centro del campo con la schiena dritta e la testa alta a prendere decisioni insindacabili.
A sostenerlo non sono di certo i guadagni, che nella massima serie sono nettamente lontani dai compensi degli atleti e nelle categorie inferiori a volte non bastano nemmeno a coprire le spese.
A parte qualche nome come il siciliano Concetto Lo bello e il grande Pierluigi Collina, pochi sono i direttori di gara che arrivano nelle prime pagine dei giornali. Intraprendere questa professione è veramente una scelta di vita, basata su impegno e dedizione , ci si sottopone a corsi che oltre ad insegnare le regole del gioco li prepara psicologicamente ad affrontare scelte repentine, per non parlare della preparazione atletica che è paragonabile a quella degli atleti.
Non ci si inventa giudici imparziali, è necessario rigore denso alla più ferrea disciplina, da osservare dentro e fuori il campo da gioco.
Sconsiglierei questa scelta a chi non si sentisse capace di saper dominare la propria irritabilità, le proprie emozioni e, più di tutto, l'ostilità generale provocata inevitabilmente dal ruolo che si va a rivestire, sottoposto ad una grande pressione psicologica
Ecco perché penso che sia una vocazione che, come quelle ecclesiastiche, negli ultimi tempi ha subito una crisi, infatti le stesse federazioni sportive ed in particolare quella calcistica denunciano una difficoltà a reclutare nuovi arbitri, pronti a fare la gavetta e partire dalle gare dell'oratorio.
11/12/2020
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