Il 26 aprile la Federcalcio ha decretato che dal primo luglio di quest’anno la Serie A di calcio femminile, in Italia, passa al professionismo. Questa decisione è il frutto di anni di lotta da parte di tutto il movimento e della federazione, che ha investito e contribuito per permettere di superare questo importante traguardo.
Ma andiamo ad analizzare che cosa comporta dal punto di vista pratico questo cambiamento. Le giocatrici percepiranno un salario minimo di 26.000 lordi l’anno a fronte del rimborso annuale diviso in 10 mensilità dell’importo massimo di 30 mila euro che hanno ricevuto fino a questo momento. I cambiamenti coinvolgeranno anche i club che per poter partecipare al massimo campionato dovranno versare una fideiussione di 80 mila euro ed avere uno stadio da almeno 500 posti.
Il campionato avrà un nuovo format, in Serie A ci saranno solamente 10 squadre, diversamente da come è stato fino a questa stagione, in cui le squadre erano 12, mentre in Serie B si sfideranno 16 squadre, rispetto alle 14 di quest’anno.
Non si sono fatte attendere le reazioni da parte di tutto il mondo sportivo, alcuni per celebrare il raggiungimento di questo grande obiettivo mentre altri per far notare come anche ad altri sport dovrebbe essere riconosciuto il professionismo.
Sicuramente c’è ancora tantissima strada da fare, sia per altri sport, che in particolar modo per il calcio femminile e nonostante il professionismo sia un grande risultato ora ce n’è uno ancora più grande da ottenere, scardinare degli stereotipi che circondano questo mondo e gli impediscono di essere apprezzato e compreso nella totalità.
29/04/2022
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