Roberto Mancini ritenta il miracolo e dopo la vittoria degli Europei e la mancata qualificazione mondiale tenta la carta del rinnovamento e riparte da giovani e giovanissimi, proprio come aveva fatto due anni fa all'inizio del suo mandato. Un ruolo non facile per l'ex tecnico dell'Inter, che da profondo conoscitore di calcio, comprende perfettamente che il ciclo vincitore dell'Europeo è già profondamente usurato, pertanto inutile esitare ancora. Il problema dei vivai e dei pochi italiani in campo nella massima serie è un problema reale e concreto al quale si somma il basso contenuto tecnico dei campionati minori. Di chi la colpa? Se esiste un colpevole, sicuramente non deve essere ricercato nel tecnico, che dal canto suo ha ottenuto il massimo da una rosa non ai massimi livelli, concedendo al paese un miracolo sportivo difficilmente replicabile a breve. Il calcio italiano vive di troppi personalismi e di una classe dirigente spesso datata e poco lungimirante ma il sistema non accenna a cambiare e certamente non cambierà a breve. Il presidente federale Gravina si è dimostrato uomo di sport e attento conoscitore delle dinamiche interne, ma proprio dal basso molto e forse troppo andrebbe riformato, a partire dal calcio di provincia ormai relegato ad un ruolo completamente marginale e privo di appeal, così come il calcio a 5 che dopo una fiammata di popolarità e nuova gloria, nell'ultimo periodo si è completamente eclissato dai radar. In sostanza per che ne sarà dei gloriosi colori azzurri ? Questo lo scopriremo solo vivendo ma certamente il cielo non è blu sopra le nuvole.
08/06/2022
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